“Rems, giusto mettere il numero chiuso”. di Franco Corleone
“Il problema delle Rems non sono tanto i numeri, ma il tema è molto più complesso, stanno aumentando le perizie che spesso sono inaccettabili per qualità e approfondimento e sono moltissime le misure di sicurezza provvisorie rispetto a quelle definitive e questo mette difficoltà gli psichiatri”.
L’ex commissario governativo per il superamento degli Opg (ospedali psichiatrici giudiziari), Franco Corleone, prova a sintetizzare i nodi aperti che rendono sempre più urgente una riforma delle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza. Procura e camera penale hanno posto l’accento sui numeri della Rems di Pergine Valsugana ritenuti insufficienti (sono dieci in tutto, sia per Trento che per Bolzano) e sul problema dei troppi detenuti in carcere con problemi psichiatrici.
“Le persone che in carcere manifestano problemi di salute mentale è perché non sopportano la condizione carceraria, ma non hanno patologie bensì problemi comportamentali – chiarisce -. Nella Rems di Pergine non ci sono particolari problemi legati alle liste d’attesa. Anche i magistrati devono capire che le Rems non sono un surrogato degli ex Opg”. Il numero chiuso per Corleone ha un senso. “Se in una struttura avessimo un sovraffollamento di persone non ci sarebbe più lo sviluppo terapeutico necessario. La Residenza per l’esecuzione della misura di scurezza è l’ultima ratio e ci devono andare solo le persone che hanno disturbi mentali e sono state prosciolte perché incapaci. È necessario mantenere un numero chiuso”.
Corleone ricorda quello che definisce “il bubbone” di Castiglione delle Stiviere: “Abbiamo 160 persone ospiti della struttura e il 40% è rappresentato da misure di sicurezza provvisorie, questo crea la lista d’attesa, poi ci sono le perizie che largheggiano per determinare l’incapacità del reo, bisogna intervenire”. La Rems secondo il politico che, fa parte dell’Osservatorio sulla chiusura degli ex manicomi criminali, “va rimodellata”. “Continuo a ritenere che abbiamo fatto una rivoluzione gentile – riflette – ma alla luce anche della sentenza della Corte Costituzionale, che affronta certi nodi, serve una riforma”. Secondo Corleone la via maestra dovrebbe essere quella di arrivare a un giudizio per tutti e poi dopo la condanna affrontare il problema della destinazione, “perché – precisa – non tutte le persone hanno la stessa patologia”.
Poi ricorda la proposta 2939 presentata alla Camera dei Deputati da Riccardo Magi “che ha raccolto l’elaborazione della proposta dalla Società della Ragione e da molte altre associazioni e scioglie i nodi legati a vecchi principi affermando nuove categorie legate alla legge 180 per cui la libertà è terapeutica”, analizza. “Dopo 90 anni si potrebbe anche dire basta al codice Rocco”. In che senso? “Mettere in campo una riforma radicale che elimini la non imputabilità e stronchi alla radice le contraddizioni”.
Intervista di Dafne Roat – Corriere del Trentino, 12 aprile 2022